Pensione anticipata, ecco perché lavorare di più non sempre conviene: l’ assegno Inps potrebbe essere addirittura più basso

Il Governo ha messo in campo un nuovo bonus per convincere i lavoratori a restare al lavoro più a lungo. Ma siamo sicuri che convenga? L’assegno Inps potrebbe essere persino più basso.

Le pensioni anticipate rappresentano una vera spina nel fianco per le casse dell’Inps: ogni anno comportano emorragie insanabili. Per ogni lavoratore che anticipa l’uscita dal lavoro, l’Inps è costretta ad erogare assegni per un numero maggiore di anni. Tutto questo, combinato con il crollo delle nascite e l’aumento della durata media della vita, rischia di mandare a bagno tutto il sistema.

uomo perplesso che si tocca il mento
Pensione anticipata, ecco perché lavorare di più non sempre conviene: l’ assegno Inps potrebbe essere addirittura più basso/teatroverdigenova.it

Per mettere un freno ai troppi pensionamenti anticipati, il Governo di Giorgia Meloni in un primo tempo aveva introdotto delle penalizzazioni su alcune misure come, ad esempio, il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno per chi sceglie Quota 103. In seconda battuta, tuttavia, sono stati introdotti dei premi per convincere i lavoratori a non staccarsi dalla scrivania fino ai 67 anni.

Il bonus Maroni, da quest’anno, è stato sostituito dal bonus Giorgetti che prende il nome dall’attuale Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Si tratta di un’agevolazione importante: un supplemento in busta paga che verrà riconosciuto tutti i mesi. Ma siamo sicuri che convenga accettarlo? Si potrebbe avere una brutta sorpresa al momento della pensione.

Bonus Giorgetti: come funziona e perché non sempre conviene

Il bonus Giorgetti è stato messo in campo dal Governo di Giorgia Meloni per convincere i lavoratori a non mollare l’ufficio o la fabbrica prima dei 67 anni. Si tratta di un aumento che viene riconosciuto ogni mese in busta paga ma c’è un aspetto di cui nessuno parla che potrebbe rivelarsi svantaggioso.

uomo e donna anziani con dei fogli in mano
Bonus Giorgetti: come funziona e perché non sempre conviene/teatroverdigenova.it

Il bonus Giorgetti ha preso il posto del vecchio bonus Maroni: quest’ultimo si rivolgeva solo a coloro che, pur avendo raggiunto i requisiti, rinunciavano ad andare in pensione con Quota 103. Il bonus Giorgetti, invece, copre una platea decisamente più ampia in quanto si rivolge anche a coloro che rinunciano alla pensione anticipata ordinaria. Questa misura permette di accedere alla pensione a qualunque età una volta raggiunti i 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi nel caso delle donne).

Pertanto si può smettere di lavorare già a 60 anni: 7 anni in più di assegni da sborsare per l’Inps. Chi, una volta raggiunti i requisiti, rinuncia a questa possibilità e continua a lavorare può fare richiesta all’Inps per ottenere il bonus Giorgetti il quale consiste in un incremento del 9,19% dello stipendio. In pratica ogni mese in busta paga ci ritroveremo con uno stipendio più alto del 9,19%. Tale percentuale corrisponde alla quota di aliquota Inps a carico del lavoratore: in parole povere, quindi, possiamo dire che il bonus Giorgetti consiste in uno sgravio contributivo.

Ma è proprio qui che sorge il problema: quel 9,19% di contributi che il lavoratore non pagherà, non verranno pagati da nessuno. Pertanto al momento della pensione, pur avendo lavorato fino a 67 anni, si ritroverà con un assegno più basso. Senza contare che, nel frattempo, i coefficienti di trasformazione potrebbero venire abbassati e, dunque, la penalizzazione sull’assegno sarà ancora maggiore.

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