Una sentenza che farà scuola seppure non isolata. Chi paga i debiti se una persona muore durante il contenzioso?
Se un contribuente accumula debiti molto alti con il Fisco ma prima di un qualsivoglia accordo muore, chi deve continuare il processo e chi deve eventualmente pagare il debito ma anche le spese legali?
Verrebbe da pensare subito agli eredi ma la Cassazione con una sentenza scioglie ogni dubbio a proposito. Una vicenda che vede protagonista un contribuente che aveva accumulato un debito con l’Agenzia delle Entrate. Durante il contenzioso, l’uomo però è morto. La persona di cui parliamo era finita nei guai per non aver dichiarato investimenti all’estero. L’Agenzia delle Entrate lo aveva sanzionato per oltre 460mila euro, spalmati su diversi anni. Ma durante il procedimento, nel giugno 2024, l’uomo è deceduto.
A quel punto per gli eredi è sorto il dubbio: quel contenzioso doveva continuare contro di loro o finire lì? La risposta della Cassazione è stata inequivocabile.
La decisione non è isolata, dal momento che la Cassazione ha richiamato altre sentenze simili, come la n. 29577/2021, confermando un principio che vale non solo per le tasse ma anche per altre sanzioni amministrative.
Ebbene: i debiti col Fisco per sanzioni mai pagate non possono ricadere sugli eredi. A ribadirlo è stata una sentenza della Cassazione (n. 22476/2025), secondo cui i figli non sono tenuti a pagare i debiti lasciati dai genitori con l’Agenzia delle Entrate, in caso di sanzioni. Questo perché, ricordano i giudici, le sanzioni fiscali devono considerarsi personali e, con la morte del contribuente, spariscono con lui, senza gravare su chi spesso e volentieri ne scopre l’esistenza solo a decesso avvenuto.
Si tratta di un principio che deriva dall’articolo 2 dello stesso decreto, che stabilisce come «la sanzione è riferibile alla persona fisica che ha commesso o concorso a commettere la violazione». Quindi in caso di liti con il Fisco, a rispondere deve essere solo chi ha creato il debito. E con la sua morte, questo se ne deve andare con lui. La Cassazione ha anche chiarito chi deve pagare le spese legali.
Dal momento che la morte impedisce di esaminare il ricorso, che rimane «inesplorato», non si può stabilire chi avrebbe vinto o perso. Quindi non scatta il principio della soccombenza virtuale che farebbe pagare le spese a chi perde. Insomma, se il processo si ferma per morte del contribuente, nessuno deve sborsare soldi per gli avvocati. Tantomeno gli eredi.
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